a cura dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale
MANIFESTO 2001
Al tramonto delle ideologie,
ricuperare la memoria e l’identità
per costruire una Italia migliore
All’inizio del terzo millennio cristiano, l’uomo occidentale vive all’interno di una condizione generale
alquanto diversa da quella dei due secoli precedenti, caratterizzati dal dominio dei sistemi ideologici. Egli patisce
un disagio e uno squilibrio, che investono il fine stesso della vita dell’uomo, in particolare la ricerca intellettuale
e la conoscenza, le quali non sono più orientate all’adesione alla verità, ma nemmeno più piegate a costruire una «nuova»
verità, conforme a schemi astratti e volontaristici: è il tempo della crisi delle ideologie e dell’affermarsi del
«pensiero debole».
2. Tale crisi è un momento e il prodotto ultimo di un processo di mutamento dei referenti della vita, connotato da una
«perdita del centro», che si apre con l’affermarsi della modernità e che diventa visibile nelle strutture politiche e
sociali con la Rivoluzione del 1789.
3. Intorno a questa data anche l’antica compagine socio-culturale dell’Italia subisce un cambiamento radicale:
un intero universo di valori e d’istituzioni, ultimamente incarnati in forma residuale dal cosiddetto «antico regime»,
tramonta, mentre si afferma un mondo fondato su princìpi alternativi, in cui la libertà, l’eguaglianza e la fraternità
vengono divelte dalle loro radici cristiane per essere utilizzate in contrapposizione dialettica alla verità sull’uomo e
sul mondo, in un atteggiamento che sfocia, a partire dalla Rivoluzione francese, nell’edificazione di un ordine temporale
estraneo e ostile alla persona divina di Gesù Cristo, alla sua Chiesa e all’influenza di quest’ultima sulla società.
4. Il processo che sradicherà l’Italia dalla sua identità sorgiva si apre per impulso di potenze straniere, anzitutto la
Francia di Napoleone Bonaparte, che dal 1796 al 1814 occupa l’Italia, rimaneggiandone ampiamente l’assetto civile e
religioso e scatenando in tutta la Penisola la resistenza degl’insorgenti, manifestazione di un legame «vissuto» a
un’«Italia spontanea», conosciuta e amata attraverso i «mille campanili», le tante «piccole patrie» della nostra Penisola.
L’Italia unita e moderna si realizza in concreto con scarso rispetto per le identità locali — talune, come quella veneta
o napoletana addirittura pluri-secolari —, né si cura granché, dopo lo scontro, di pacificare gli animi, soprattutto gli
animi della gerarchia e del popolo cattolico, feriti profondamente e trattati come elementi spuri, infidi e avversi,
cui andava insegnato l’«abc» della civiltà moderna.
A causa di questo animus antagonistico — accentuato dal determinarsi della Questione Romana — e per l’esigenza di
consolidare in tempi brevi una unità politica — che rispondeva peraltro a esigenze fondate e ad aspettative sincere —
avvertita come precaria, i modi in cui il cambiamento di regime si è attuato in Italia, i traumi, le lacerazioni, i «nodi»
da esso generati, sono stati per lungo tempo dissimulati o minimizzati. Sul Risorgimento — ma il discorso vale un po’
per tutta la storia italiana contemporanea —, è stato costruito un «catechismo concordista», come l’ha chiamato il card.
Giacomo Biffi, «civile, positivo ed entusiasmante», secondo Sergio Romano, utilizzato da un lato per forgiare una nuova
identità italiana, dall’altro come paradigma obbligato della ricerca storica.
Le nuove sfide post-unitarie, la rapidissima «accelerazione della storia», il travolgente sviluppo della modernizzazione
nel corso del Novecento hanno fatto ulteriormente perdere di vista — o interpretare secondo gli stessi sbrigativi e
incompleti schemi ideologici — il reale impatto di avvenimenti quali la Grande Guerra, il fascismo, il secondo
devastante conflitto mondiale, l’8 settembre 1943 e la tragica guerra civile del 1944-1945 sul costituirsi di un sentimento
nazionale italiano, in particolare quali ulteriori sfregi quest’ultimo abbia patìto, quali nuove ferite si siano venute a
creare, quali traumi il popolo italiano abbia dovuto di nuovo subire.
Nel secondo dopoguerra il confronto fra le due superpotenze, il dominio dell’ideologia, l’influenza simultanea delle culture
laiciste e di modelli di vita estranei alla tradizione italiana, la crescente secolarizzazione hanno prodotto influssi
deleteri contrastanti e spogliato vieppiù gl’italiani del loro retaggio secolare, spirituale e materiale, sostanziato di
santità, di pensiero, di cultura giuridica, di gusto artistico.
5. Caduto il Muro di Berlino, finito il mondo bipolare, tramontata l’epoca delle ideologie, concluso un Novecento — secolo
«breve», ma sanguinoso come altri mai —, «dismesso» un assetto di potere che ha contraddistinto la vita pubblica italiana
per oltre cinquant’anni, mentre le sfide all’identità nazionale autentica si moltiplicano, è ora il tempo ed esiste forse
l’opportunità — grazie anche a tali sfide — di rompere gli schemi convenzionali e di ripensare il nostro passato per
costruire un futuro migliore per l’Italia, di riandare alle sorgenti e di riscoprire l’autentico volto del nostro popolo,
tergendo da esso le scorie depositatevi in seguito a eventi storici infausti e a pressioni ideologiche che per troppo tempo
l’hanno alterato. Se si vuole riscrivere la biografia della nazione, occorre come prima cosa rivisitare gli eventi,
inventariarli, verificare la completezza e l’attendibilità dei documenti per, infine, «revisionare» conclusioni tratte
troppo spesso con superficialità, perché basate su dati di loro insufficienti oppure resi tali dal pregiudizio ideologico.
Bisogna in particolare individuare le cause, i valori e i processi che hanno determinato la lenta creazione dell’identità
italiana nei secoli, come pure le deformazioni da essa subite e le ragioni di ciò. In questa operazione non si potrà per
altro verso non tenere conto del fatto che l’Italia è unita ormai da 140 anni e che molte delle «pieghe» assunte in questo
tempo, per quanto non belle in assoluto, sono ormai parte della fisionomia identitaria degl’italiani, sono il prezzo
dell’unità, e non si può pensare di azzerare il passato riportando tout court l’orologio indietro nel tempo — di quanto poi?
6. Il frutto diretto di questa intrapresa non sarà di far risorgere istituzioni ormai lontane nel passato: non rinasceranno
né il federalismo vero — quello che nasce dalla società e non dal mero decentramento di funzioni statali —, non tornerà la
«società di corpi», non rivivrà il diritto consuetudinario, non brilleranno la sfera e la croce del Sacro Impero.
Ma si potrà forse ristabilire un ordine civile in cui si affermino un po’ più di dignità e di consapevolezza della propria
identità, si ampli il pluralismo sociale, si riduca il peso della sfera statale, si ottenga una maggiore libertà per ciò
che resta dei corpi intermedi: per la famiglia, per l’educazione, per il lavoro.
In questa prospettiva, la legislazione a venire dovrà conoscere come limite l’identità reale — non fittizia, né pattizia — del
nostro popolo, riconoscendo altresì il posto centrale che il cristianesimo occupa nel patrimonio culturale che ci identifica.
Nei momenti formativo, rifondativo e legislativo — ma non solo a essi —, in cui diventa centrale il problema di una corretta
e piena nozione di chi siamo e di dove andiamo, l’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale intende
intervenire per offrire il proprio contributo per costruire un’Italia migliore.
Dopo la costituzione nel 1995 dell’ISIN, l’Istituto per la Storia delle Insorgenze, nato per riscoprire le insorgenze
anti-giacobine in coincidenza con il loro bicentenario, dopo cinque anni di fecondo lavoro, i suoi ideatori e promotori
ritengono di dover rivolgere la loro attenzione anche alle altre pagine della storia italiana, con la particolare
intenzione d’individuare e di studiare le altre «ferite» storiche, non tutte cicatrizzate, che, come l’Insorgenza, segnano
la vita del nostro popolo, nello sforzo di contribuire a ricuperare un sentimento d’identità comune appoggiato sulla
verità dei fatti e sull’adesione alla vocazione più profonda e intrinseca, che è quella cristiana, della nazione.
Con questo manifesto, l’ISIN, l’Istituto per la Storia delle Insorgenze, diventato Istituto Storico dell’Insorgenza e
per l’Identità Nazionale (ISIIN), si rivolge a tutti gli operatori culturali e a tutti coloro che hanno a cuore il problema
di riconciliare gl’italiani con la loro storia e di far loro ricuperare il vero senso dell’italianità, perché si uniscano
al suo progetto e perché dalle scuole, dalle università, dal mondo dei media e dagli altri ambienti intellettuali salga un appello alle classi dirigenti del paese affinché promuovano e
favoriscano il rinnovamento culturale fondato sulla fedeltà alle radici e all’identità nazionali.
Milano, 22 giugno 2001
festa del Sacro Cuore di Gesù
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Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Roma 2016
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Oscar Sanguinetti, Pio X. Un pontefice santo alle soglie del «secolo breve»,
con una prefazione di Roberto Spataro S.D.B.,
Sugarco Edizioni, Milano 2014,
336 pp., € 24,80
Oscar Sanguinetti, Alle origini del conservatorismo americano. Orestes Augustus Brownson: la vita, le idee,
con una prefazione di Antonio Donno,
in appendice: Orestes Augustus Brownson, De Maistre sulle costituzioni politiche
Biblioteca del pensiero conservatore, D'Ettoris Editori, Crotone 2013,
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Marco Tangheroni, Della storia. In margine ad aforismi di Nicolás Gómez Dávila
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Giovanni Cantoni, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo
Sugarco Edizioni, Milano 2008,
264 pp., € 18,50
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con una prefazione di Marco Invernizzi
D'Ettoris Editori, Crotone 2012,
160 pp., € 15,90
Christopher Dawson, La crisi dell'istruzione occidentale
trad. e cura di Paolo Mazzeranghi
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MARCO INVERNIZZI La famiglia in Italia dal divorzio al gender,
prefazione di Massimo Gandolfini,
Sugarco Edizioni, Milano 2017,
338 pp., € 25.
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a cura di Maurizio Brunetti, con un invito alla lettura di Marco Respinti,
D'Ettoris Editori, Crotone 2009,
350 pp., € 24,90.
OSCAR SANGUINETTI E IVO MUSAJO SOMMA, Un cuore per la nuova Europa. Appunti per una biografia di Carlo d'Asburgo,
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prefazione di Marco Invernizzi,
a cura dell'Istituto Storico dell'Insorgenza e per l'Identità Nazionale,
3a ristampa,
D'Ettoris,
Crotone 2010,
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ROBERTO MARCHESINI, Il paese più straziato. Disturbi psichici dei soldati italiani della Prima Guerra Mondiale,
prefazione di Oscar Sanguinetti,
presentazione di Ermanno Pavesi,
D'Ettoris,
Crotone 2011,
152 pp., € 15,90.