Giuseppe Bonvegna, Per una ragione vivente. Cultura, educazione e politica nel pensiero di John Henry Newman, Vita e Pensiero, Milano 2008

John Henry Newman (1801-1890), il cardinale cattolico inglese convertito dall’angli­canesimo nel 1845 e beatificato da Benedetto XVI il 19 settembre 2010 a Birmingham, pur non avendo scritto opere di filosofia politica stricto sensu, ha comunque sviluppato un pensiero politico che si inserisce all’interno della sua più vasta e articolata riflessione sulla natura del sapere e sul ruolo della cultura e dell’educazione.
Nel volume di Giuseppe Bonvegna, dedicato alla proposta filosofica newmaniana considerata soprattutto nei suoi aspetti più attinenti al discorso sulla socialità dell’uomo come portatore di cultura, viene messo in luce anche il nesso esistente, in Newman, tra filosofia sociale e filosofia politica: in questo contesto, assume particolare importanza il giudizio che Newman diede sul Risorgimento italiano.
Nel grande oxoniense, l’attenzione ai temi della politica si riscontrava già negli anni precedenti alla conversione (durante i quali egli era a capo del Movimento di Oxford) sotto forma di esaltazione degli ideali dell’antico regime inglese (Church and King e Toryism); ma fu solo durante il periodo cattolico che Newman giunse a formulare la nozione di conservatorismo (conservatism) cristiano.
A differenza di quello politico e di quello in auge nell’establishment anglicano, il conservatorismo cristiano, secondo Newman, si basava sull’idea della superiorità dell’integrità spirituale della Chiesa rispetto alla sua alleanza con le istituzioni. In questa visione, Pio IX diventava il campione dell’indipendenza della Chiesa (attraverso una difficile presa di distanza sia dalla politica dell’Austria, sia dallo spirito rivoluzionario), la difesa del territorio del Papa dai tentativi annessionistici che avrebbero portato alla presa di Roma del 1870 assumeva i contorni di una difesa della fede e la Costituzione inglese (qualora non fosse stata piegata a quella public opinion delle classi colte anticattoliche) era il mezzo migliore per la salvaguardia della libertà della Chiesa, attraverso la divisione dei poteri, il sistema rappresentativo e il primato riconosciuto alla società sullo Stato.