FRANCESCO MARIO AGNOLI, Dossier brigantaggio. Viaggio tra i ribelli al borghesismo e alla modernità, Controcorrente, Napoli 2003, 392 pp.
Una cavalcata, quella che Agnoli, con la sua piacevole penna, ci propone, fra i momenti e le figure che si sono distinti nella resistenza contro l’avvento della modernità politica in Italia o, meglio, contro un cambiamento etero-diretto, minoritario, in larga misura artificiale, che rompeva con le radici dell’italianità profonda. Nel generale moto di reazione e d’insofferenza che accompagnò l’instaurazione del «diritto nuovo», quello liberale, come lo chiamerà Papa Leone XIII, soprattutto sul versante dei ceti popolari e contadini ,alcuni italiani, declinando in maniera meno mediata, ma forse più specifica e genuina, quell’italianità che veniva violata, scrivono, fra il 1796 e il 1865 delle pagine di storia italiana non banali, anzi spesso di pregio, che i vincitori confineranno nel dimenticatoio. Insorgenti romagnoli, «brandalucioni» piemontesi, lazzari e marinai napoletani, briganti lucani, giovani della nobiltà francese e carlisti, pastori abruzzesi, cafoni — ma anche guerrieri — calabresi sono i nuovi crociati, gli hidalgos, i patrioti, gli araldi dell’identità italiana originaria e spontanea, di cui non accettano — di qui il nome di «ribelli» — lo sfiguramento, né, prima, attraverso la soggezione a una nazione, come la Francia, ormai «moderna», «nazionalistica» e imperialistica, straniera e ostile, né, poi, in virtù di una unificazione politica in antitesi con le radici della cultura italiana. Francesco Mario Agnoli, bolognese, è uno dei maggiori studiosi odierni del fenomeno dell’Insorgenza anti-giacobina e anti-napoleonica in Italia e dei suoi corollari storici.
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