a cura dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale
Dossier
«La rimozione della targa stradale
alla memoria del Viva Maria ad Arezzo»
Documento 1
Questo pro-memoria è stato fatto pervenire da don Antonio Bacci e dal prof. Santino Gallorini ai membri del Consiglio Comunale di Arezzo il 31 gennaio scorso nell’imminenza della votazione sulla rimozione della targa a memoria del Viva Maria.
Pro-memoria ai membri del Consiglio Comunale di Arezzo
Gentilissimo Consigliere,
prossimamente sarà chiamato a votare per approvare o meno l’Atto di Indirizzo riguardante il nome «Viva Maria» assegnato alla Piazzetta situata in Arezzo, di fronte alla Casa del Petrarca.
Compito del Consiglio Comunale è ovviamente quello di operare per il Bene della Città e dei suoi Abitanti.
Crediamo quindi che potrebbe essere utile un «dossier» che chiarisca il meglio possibile le vicende del Viva Maria di Arezzo, specialmente quelle legate ai fatti di Siena e di Monte San Savino, in modo da aiutarLa a formare una Sua personale opinione, basata sui documenti di archivio e non su sollecitazioni di colleghi di partito o di coalizione.
Nell’Atto di Indirizzo sopracitato, si afferma che il nome «Viva Maria» deve essere cancellato perché gli insorgenti si sarebbero macchiati di una successione di violenze gravi e continuate nei confronti degli ebrei toscani in ogni dove.
Ebbene, se avrà la pazienza di leggere l’allegato dossier, vedrà che nella realtà non vi è alcun documento che dimostri atti persecutori, violenze e quanto altro, nei confronti degli Ebrei.
Anzi, traspaiono chiaramente sia gli ordini della Suprema Deputazione di Arezzo, volti a far rispettare i diritti di chiunque – ebrei compresi – sia il forte impegno, al limite della personale incolumità, della Deputazione del Monte San Savino, per garantire agli Ebrei savinesi la tranquillità; ugualmente a Siena, si deve proprio ai Comandanti delle truppe aretine aver fermato l’eccidio nel Ghetto ad opera di gente senese, per motivi di vendetta.
Vedrà come i rapporti fra la Comunità locale savinese e la «Nazione Ebrea», fossero tesi fin da almeno il 1753, così come ben prima del Viva Maria vi fossero state gravi tensioni, tali da far intervenire il Presidente del Buon Governo (Capo della Polizia del Granducato). Queste tensioni continuarono, aggravandosi, durante l’occupazione francese (aprile-inizi maggio 1799), tanto è vero che anche il Comandante francese di Arezzo, Lavergne, fu costretto ad inviare al Monte un ufficiale con alcuni Ussari.
Durante il Viva Maria (maggio-agosto 1799), l’affievolimento dei controlli, causato dalla partenza di molti armati nella varie spedizioni della Bande, e più in generale il filofrancesismo – vero o presunto - delle comunità ebraiche, contribuì al sorgere di nuove tensioni che, proseguirono anche dopo la fine del Viva Maria stesso (primi giorni del settembre 1799), tanto è vero che fu necessario far intervenire un corpo di tedeschi per riportare l’ordine al Monte.
Troverà la notizia di una Petizione inviata nell’ottobre 1799 da «diversi abitanti» del Monte San Savino al Presidente del Buon Governo, per chiedere l’allontanamento definitivo degli Ebrei dal paese. E questa petizione fu scritta ben dopo la fine del Viva Maria, quando il Senato Fiorentino aveva ben in mano le redini del Granducato.
Vedrà come il Decreto di allontanamento degli Ebrei, stilato il 18 luglio 1799, fosse concordato fra rappresentanti degli ebrei e Deputazione di Monte San Savino, per garantire la sicurezza degli Ebrei stessi.
La Deputazione savinese non aveva forze sufficienti per proteggere gli ebrei dai delinquenti locali e di ciò ne fa piena confessione al Comandante austriaco Schneider il 5 luglio 1799 ed alla Suprema Deputazione aretina, il 22 luglio 1799.
Non vi è alcun documento che attribuisca a dirigenti o componenti delle Bande del Viva Maria violenze o atti contrari al quieto vivere nei confronti degli Ebrei. In più documenti vediamo come gli ebrei affermino di aver presentato suppliche alla Suprema Deputazione, ricevendone risposte corrette.
Per quanto riguarda il massacro di Siena, nelle numerose filze del Capitano di Giustizia e del Governatore, agli anni 1799-1800 (Archivio di Stato di Siena), nei minuziosi processi che furono fatti contro gli assalitori del Ghetto in cui vennero uccisi 13 ebrei, si parla solo di gente senese, e tra i condannati, una trentina di persone, non c’è nessun aretino.
Questi sono i FATTI. Chieda a coloro che parlano di violenze e atti antiebraici da parte dei componenti del Viva Maria di mostrare documenti che attestino quanto asserito.
Qui non si tratta di «opinioni», ma di ricostruzioni storiche; il sostenere ricostruzioni storiche non basate su documentazione certa, ma solo su pregiudizi e convinzioni personali non ci pare degno di essere base per un Atto di Indirizzo del Consiglio Comunale, volto a creare divisioni e polemiche nella cittadinanza.
Non è giusto infangare il nome di Arezzo, che invece, nel 1799, dimostrò con la sua Suprema Deputazione e con il suo esercito volontario, capacità di organizzazione militare, grande equilibrio politico, moderazione nei comportamenti e il coraggio di opporsi ad un ingiusto e prepotente aggressore, quale era nel 1799 la Francia.
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