Domenica 5 aprile 2009, dopo lunga malattia vissuta fino all’ultimo con grande speranza e da studioso di razza – «con la matita rossa» in mano –, ha terminato il suo viaggio terreno Marta Sordi, professore emerito di Storia Greca e Romana dell’Università Cattolica di Milano.
Nata a Livorno nel 1925, milanese di adozione, era uno dei maggiori storici – e delle massime storiche: ricordo un solo caso in assoluto paragonabile al suo, cioè quella della medievista, anch’ella cattolica, Régine Pernoud (1909-1998) – del mondo greco e romano con particolare attenzione alla storia del cristianesimo primitivo. Studiosa di eccezionale preparazione e capacità intellettuali, non ha mai preferito la torre d’avorio delle alte vette accademiche – cui pure era in grado di attingere –, ma è stata sempre assai disponibile e attiva nel dibattito scientifico, senza disdegnare altresì il campo divulgativo, né prese di posizione schiettamente ed efficacemente apologetiche, quando il dibattito su Atene e Roma, sul cristianesimo delle origini, sulle radici classiche e cristiane dell’Europa debordava dalle tavole rotonde accademiche sulle pagine dei periodici, non solo storici, a larga diffusione. Grazie alla vastissima cultura storica e alla ricerca rigorosa non le era difficile smantellare i pregiudizi anticristiani più inveterati, come quando, per esempio, rivendicò con vigore, contro il troppo diffuso pacifismo degli ambienti cattolici, l’opzione evangelica, fino al martirio, di tanti soldati romani.
Allieva di Alfredo Passerini (1906-1951), con il quale si era laureata all’Università degli Studi di Milano, dopo la morte prematura del maestro, dal 1955 al 1961, seguì un percorso di specializzazione presso l’Istituto Italiano per la Storia Antica di Roma sotto la guida di Silvio Accame (1910-1997). È stata ordinario nelle Università di Messina (1962) e di Bologna (1967) prima di essere chiamata, nel 1969, a sostituire, all’Università Cattolica, Albino Garzetti (1914-1998). Nel 2001 era entrata nel novero degli emeriti dell’Ateneo cattolico milanese.
Per lei, scrive la sua allieva forse a lei più vicina, Cinzia Bearzot – docente dell’Università Europea di Roma –, nell’articolo che le dedica su L’Osservatore Romano del 7 aprile, «la verità storica [era] come parte di una verità più grande, la ricerca storica come piccolo contributo alla ricostruzione di un affresco più vasto, di cui il singolo evento storico, nella sua irripetibilità, non è che una tessera del mosaico: evento che Sordi, sulla linea di Tucidide, riteneva certamente ricostruibile, ma nei limiti di conoscenza posti alla natura umana, e dunque senza scetticismi aprioristici, ma anche al di là di illusioni neopositiviste».
Di professione rigorosamente cattolica e di elevata vita spirituale, aveva aderito alla Fraternità di Comunione e Liberazione.
Membro dell’Accademia di Scienze e Lettere dell’Istituto Lombardo di Milano, della Pontificia Accademia di Archeologia e dell’ Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici di Firenze, la sua straordinaria produzione scientifica annovera studi quali Un senatore cristiano dell’età di Commodo, Ceschina, Milano 1957; La lega tessala fino ad Alessandro Magno, s.n., Roma 1958; I rapporti romano-ceriti e l’origine della civitas sine suffragio, L’Erma di Bretschneider, Roma 1960; Timoleonte, Flaccovio, Palermo 1961; L’Apologia del martire romano Apollonio come fonte dell’Apologeticum di Tertulliano e i rapporti fra Tertulliano e Minucio, Herder, Roma 1964; Il cristianesimo e Roma, Cappelli, Bologna 1965; Roma e i Sanniti nel IV secolo a. C., Cappelli, Bologna 1969; Storia greca, CELUC, Milano 1971; Passato e presente nella politica di Roma, Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, Milano 1977; La Sicilia dal 368/7 al 337/6 a.C., G. Bretschneider, Roma 1983; I cristiani e l’impero romano, Jaca Book, Milano 1984 (seconda edizione 2004); Senofonte, Marzorati, Milano 1988; Il mito troiano e l’eredità etrusca di Roma, Jaca Book, Milano 1989; La dynasteia in Occidente. Studi su Dionigi I, Programma, Padova 1992; Prospettive di storia etrusca, New Press, Como 1995; Storia politica del mondo greco, 3a ed., Vita e Pensiero, Milano 1993; Il mondo greco dall’età arcaica ad Alessandro, Jaca Book, Milano 2004; L’espulsione degli Ebrei da Roma nel 49 d.C., Vita e Pensiero, Milano 1995; L’impero romano-cristiano al tempo di Ambrogio, Medusa, Milano 2000; Alle radici dell’Occidente, Marietti 1820, Genova 2002; Scritti di storia greca, Vita e Pensiero, Milano 2002 (la bibliografia ivi acclusa comprende qualcosa come 275 titoli, al netto delle recensioni); Impero romano e Cristianesimo. Scritti scelti, Institutum Patristicum Augustinianum, Roma 2006; infine, Sant’Ambrogio e la tradizione di Roma, Institutum Patristicum Augustinianum, Roma 2008.
Molteplici anche i volumi da lei curati, fra i quali Responsabilità, perdono e vendetta nel mondo antico, Vita e Pensiero, Milano 1998; e Guerra e diritto nel mondo greco e romano, Vita e Pensiero, Milano 2002.
Marta Sordi ha altresì diretto la collana Contributi dell’Istituto di Storia Antica, editi a Milano dall’Università Cattolica in volumi 28 volumi fra il 1972 e il 2002.
Centinaia, infine, gli articoli scientifici e apologetici, le interviste sulla stampa, le recensioni, le comunicazioni a convegni. Ha collaborato con particolare assiduità con il quotidiano Avvenire – dove teneva una rubrica domenicale denominata Dall’Areopago – e, fin dalla nascita, con il Timone, mensile di apologetica cattolica.
Nel 1997 è stata insignita della Medaille de la Ville de Paris e, nel 1999, della Medaglia d’oro per i benemeriti della cultura; infine, nel 2002, ha ricevuto il premio Rosa Camuna della Regione Lombardia.
Scrive di lei ancora la Bearzot: «La storia era per lei, come per gli antichi, memoria capace di contribuire a una identità consapevole; ma memoria basata sulla certezza della ricostruzione del passato, certezza legata al rigore del metodo e alla verificabilità delle ipotesi proposte; ed era, soprattutto, una scienza, perché capace di dar ragione della propria ricostruzione». E ancora: la Sordi «aveva la capacità di saper suscitare il gusto per la ricerca, un’avventura sempre piena di imprevisti e di sorprese, e proprio per questo il suo insegnamento fu particolarmente fecondo di risultati». Per lei, scrive Alfredo Valvo su Avvenire del 6 aprile, «la fede è chiamata a spingere la ragione ad avere il coraggio della verità».