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a cura dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale







Giovanni Ruffo
(1927-2009)




Ho avuto il piacere e l’onore di conoscere il dottor Giovanni Ruffo circa dieci anni addietro, quando ricorreva il secondo centenario del 1799, l’anno in cui nel Mezzogiorno scoppiò la grande insorgenza antifrancese e antigiacobina capitanata dal cardinale Fabrizio Ruffo di Baranello e passata alla storia come epopea della Santa Fede.

Il dottor Ruffo, della medesima casata del cardinale, un po’ per ammirazione, un po’ perché cultore delle memorie della sua illustre famiglia, aveva svolto un’accurata ricerca sull’avo ministro di re Ferdinando di Napoli. Da questa indagine era nato un volume "Il cardinale rosso" che aveva attirato, come ovvio in quel frangente, la mia attenzione. Saputo che viveva nella mia stessa città, Milano, lo avevo incontrato nel suo ampio appartamento nei pressi di piazzale Brescia, dove mi riceveva nel suo studiolo alle cui pareti erano affissi antichi fucili da caccia e da battaglia, ritratti degli antenati e un grande albero genealogico della sua famiglia, a colori. Dall’incontro era nata una relazione di reciproca stima e simpatia, in cui ho avuto modo di apprezzare l’elegante stile di gentiluomo, di medico di chiarissima fama, nonché di scrupoloso storico, di Giovanni Ruffo.

Aveva un fisico estremamente distinto: capelli ormai canuti, sopracciglia folte, naso "importante", occhi vivissimi e — pro bono — scaltri, grande charme ed equilibrata estroversione. Dall’eloquio sciolto e incisivo, con gli occhi che lampeggiavano quando rievocava le gesta dell’antenato e la vita della sua famiglia nei tempi passati, dalle maniere affabilissime ma mai troppo confidenziali — quasi non riuscise a dismettere la divisa da uomo di antica nobiltà che lo rivestiva —, di orientamento intellettuale ma scevro da pregiudizi ideologici, che lo manteneva equidistante dallo storico infedele così come dall’entusiasta reazionario, a più riprese mi narrò quello che aveva concluso in merito alla vicenda del cardinale e dell’impresa da questi condotta in quel fatidico anno, in cui si giocò il futuro dello scontro fra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione nella nostra Penisola.

Innanzitutto, davanti alla sua seria ricerca erano caduti tutte le leggende nere e gli stereotipi costruiti dalla storiografia ideologizzata dei coevi filo-francesi, dei successivi risorgimentali e dei più recenti scrittori "à la Macciocchì": la spedizione della Santa Fede era stata concepita con estrema lucidità dalla corte borbonica in esilio in Sicilia e aveva trovato in Ruffo un esecutore geniale, fedele e scrupoloso nell’applicazione dei canoni di legalità della guerra del tempo. Lungi dall’immagine di una calata di orde di rurali fanatizzati a lungo imperante, la spedizione sanfedistica sul Continente si era rivelata una guerra secondo lo schema della guerra di "massa", cioè popolare e organizzata, che aveva avuto le sue pagine violente ma era anche stata una guerra di liberazione ad amplissima partecipazione popolare. Inoltre, al cardinale non poteva essere affatto imputata la vendetta che si abbattè sui politici e gli intellettuali che avevano animato la Repubblica Napoletana, la quale risaliva come responsabilità maggiormente ai consiglieri del re che non a sanfedisti.

In questa difesa della memoria dell’antenato Ruffo era intransigente e assai combattivo, presenziando ovunque fosse indiscussione tale memoria. Con lui, appunto, ebbi modo di intervenire a un convegno — Invasione francese e insorgenza popolare sanfedista — organizzato a Corigliano (Cosenza), nel locale castello, da organizzazioni celebrative del 1799 in Calabria: la discesa fu anche l’occasione per un suo intervento a un raduno di militanti di Alleanza Cattolica della regione calabra ai quali narrò, ancora una volta senza compiacimenti né deroghe di circostanza, la vera vicenda del grande cardinale suo avo. Ma non furono le uniche occasioni di collaborazione a margine del bicentenario della Santa Fede. In ottobre a Milano organizzammo insieme il convegno 1799-1999: a duecento anni dall’Insorgenza del Regno di Napoli contro la Repubblica giacobina e i francesi. Fabrizio Ruffo: l’uomo, il politico, il sanfedista; quindi, ancora a Milano, in dicembre La memoria e il perdono. Fatti e figure dell’Insorgenza italiana a duecento anni dal 1799 dove Ruffo — intervistato dal moderatore — tratteggiò il profilo di Un cardinale condottiero: Fabrizio Ruffo.

Ma le conversazioni che ebbi con lui, come accennato, non ebbero per argomento solo il sanfedismo: sia vis-à-vis, sia telefonicamente si discorreva a lungo di molte cose. Soprattutto, era viva in lui la memoria degli avi più vicini: la nonna, la mamma, gli zii calabresi, dei quali ricordava volentieri e con dovizia di particolari i caratteri, le abitudini, i pregi e i difetti di creature così distanti dal presente, quasi ormai fuori del tempo. A raccogliere alcune di queste memorie aveva dedicato un volume, Al tempo dei canonici di legno, pubblicato dall’editrice calabrese Rubbettino.

Ricordo di aver appreso da lui, benché frammentariamente, non poche pillole di saggezza. Per esempio

A lui è stato dedicato dagli amici un sito Internet che si trova all’indirizzo <http://www.sbti.it/DOTT.%20RUFFO/Giovanni%20Ruffo%20-%20selezione.htm> dal quale apprendo,oltre alla brillante carriera di medico pneumologo, anche la serie pressoché sterminata d’iniziative di beneficenza — e, prima ancora, di sollievo ai pazienti bisognosi — alle quali si era dedicato in Calabria e a Milano nel corso della sua lunga vita. Il 15 e 16 luglio scorsi, a un anno dalla morte, Ruffo è stato ricordato a Bovalino con diverse manifestazioni pubbliche.

Sento il dovere anch’io di ricordare questa bella persona, affidandone l’anima alla misericordia di Cristo, e ringraziandolo per tutto quanto ha fatto per ristabilire una memoria dignitosa della vicenda storica di cui il suo grande avo fu protagonista.

Oscar Sanguinetti
In memoriam


prof. Sandro Petrucci

dott. Marzio Tremaglia

dott. Giovanni Ruffo

Massimo Caprara

prof. Marta Sordi

prof.Luigi Prosdocimi

dott. Enzo Peserico

prof. Alessandro Massobrio

on. avv.
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prof. Marco Tangheroni

dr. Sandro Totti

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La famiglia in Italia dal divorzio al gender,

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Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d'America,

a cura di Maurizio Brunetti, con un invito alla lettura di Marco Respinti,
D'Ettoris Editori, Crotone 2009,
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prefazione di Marco Invernizzi,
a cura dell'Istituto Storico dell'Insorgenza e per l'Identità Nazionale,
3a ristampa,
D'Ettoris,
Crotone 2010,
224 pp., con ill., € 18,00.





ROBERTO MARCHESINI,
Il paese più straziato. Disturbi psichici dei soldati italiani della Prima Guerra Mondiale,

prefazione di Oscar Sanguinetti,
presentazione di Ermanno Pavesi,
D'Ettoris,
Crotone 2011,
152 pp., € 15,90.





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