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a cura dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale


inserito il 10 aprile 2008



RECENSIONI


Ettore Beggiato, 1809: l’insorgenza veneta. La lotta contro Napoleone nella Terra di San Marco, con Presentazione di Ivone Cacciavillani, Editrice Veneta, Vicenza 2007, 220 pp., € 15,00.


Ettore Beggiato, consigliere regionale del Veneto, vice presidente del Consiglio Provinciale di Vicenza e autore di studi storici — fra cui 1866: la grande truffa. Il plebiscito di annessione del Veneto all’Italia (Editoria Universitaria, Venezia 1999) — ha raccolto una serie di cronache sull’insorgenza veneta del 1809 in previsione del bicentenario dell’avvenimento. Si tratta appunto di un libro di cronaca più che di storia, come osserva l’avv. Cacciavillani nella sua breve Presentazione (pp. 5-6), un «giorno per giorno di rivolte paesane indice d’un “troppo pieno” di sopportazione» (p. 5).

Dopo aver inquadrato Il contesto storico (pp. 11-16), caratterizzato dall’espansione napoleonica in Europa e, per la Repubblica Veneta, da Fame e disperazione (pp. 17-22), conseguenti all’occupazione francese, Beggiato parla di Campane a martello, incendi, assalti (pp. 23-64), raccogliendo in un collage numerosissime testimonianze d’epoca, che documentano quanto fosse estesa l’insurrezione veneta del 1809. I moti sono caratterizzati dalla partecipazione dei vari ceti: «Non si trattava di gente qualsiasi, di banditi o di delinquenti comuni. Buona parte di essi ricopriva all’interno delle singole comunità un ruolo specifico» (p. 24). La protesta è generale, ispirata dalla penuria alimentare, dal fiscalismo crescente e dal rifiuto della coscrizione obbligatoria, nonché dalla politica religiosa del governo francese. Di fronte al moto insurrezionale gli occupanti reagiscono energicamente e con brutalità ma, nonostante la repressione spietata, alcuni focolai restano accesi per qualche tempo, soprattutto nelle zone montuose, alimentando episodi di guerriglia e talvolta di vero banditismo. «Cessato il momento del pericolo — scrive l’ingegnere di Chioggia Carlo Bullo (1834-1920), autore dello studio Dei movimenti insurrezionali del Veneto sotto il dominio napoleonico e specialmente del brigantaggio politico del 1809, del 1899 —, si piantarono tribunali speciali a Verona, a Padova, nel Basso Po, che giudicando coll’arbitrio e colla passione, senza regolari processi, fecero a centinaia e centinaia le vittime d’un dispotismo feroce, né si rifuggiva dalla crudeltà fucilando senza misericordia, esponendo i condannati alla berlina e marchiandoli all’uso medioevale col bollo rovente sulla spalla. Le carneficine durarono più mesi e quasi ogni settimana si fucilava qualcuno dei così detti briganti» (p. 80).

Beggiato utilizza numerose fonti coeve, memoriali e ricostruzioni più tarde, che offrono uno spaccato nitido e dettagliato degli avvenimenti. Notizie particolarmente interessanti — alcune delle quali sono riportate nel capitolo su I cronisti. La storia raccontata da chi c’era (pp. 65-78) — provengono da quanti amavano raccogliere le proprie note o stilare un diario, mentre altri hanno ricostruito i fatti successivamente, utilizzando comunque fonti primarie: fra essi Bullo, Gisla Franceschetto, di Cittadella, Giusto Pizzati e Leopoldo Bevilacqua, Mario Ferruccio Belli, di Cortina d’Ampezzo, dei cui scritti si fa stato in quattro brevi capitoli (pp. 79-126).

Alcune pagine sono dedicate all’eroe tirolese Andreas Hofer, punto di riferimento per gli insorgenti veneti — sul quale è riportato il brano scritto nel 1976 dal cardinale Albino Luciani, il futuro Papa Giovanni Paolo I — e alla sollevazione del paese di Crespino, del 1805, che anticipò l’insorgenza del 1809. Un’ampia appendice documentaria (pp. 143-212) chiude il libro, che si caratterizza proprio per l’abbondante ricorso alle fonti di prima mano, indispensabili per una corretta comprensione degli avvenimenti, soprattutto quando su questi è calata una pesante coltre di silenzio.


Francesco Pappalardo


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